Thursday, May 7, 2009

Daje mo'!!


parlare di Abruzzo in questi giorni non deve essere banale. c'è stato un terremoto che ha cambiato le cose. se n'è sentito parlare ovunque e in ogni modo. ordinanze ricostruzioni tendopoli magnitudo case giornalisti sciacalli gente lavoro università famiglie monumenti chiese rugby comitati paura forza futuro storia. e altro.

 

non si riesce mai a capire dove sta la verità, e chi la dice. almeno io ho questo problema. leggo ascolto sono curioso ma la verità a me nessuno mai dice qual è. ragionare con la mia testa non basta. la verità esiste? si. ma cos'è questa verità? faccio fatica a focalizzarla. la "verità" viene scritta, riscritta, riaffermata e smentita. 

boh. 


intanto la gente vive.  


vive di sensazioni. queste puramente vere. ecco ciò che ritengo essere un fattore decisivo in ogni momento e quindi anche in una situazione post disastro come questa. 


arrivando all'Aquila incontro Francesco e Giuseppe. Francesco come giornalista sarà un apprendista (come sostiene), ma è decisamente un uomo da cui sono attratto. lo conosco poco e lo amo per il suo modo di trattare chi, come noi, arriva per conoscere, vedere la sua casa semi distrutta, vivere le sue strade vuote ma piene di mezzi militari, parlare con i suoi amici e concittadini che sono rimasti quelli di sempre. o almeno a me pare. Giuseppe, veterinario, esprime sincerità profonda, genuina. mi fa sentire felice di essere italiano come lui.  mai mai mai per un attimo mi sono sentito fuori posto, mai avuta la sensazione di stare là per rubare momenti di sofferenza e rabbia. il senso del viaggio è stato quello di avvicinarsi ad una realtà in evoluzione. rimango colpito da ciò che vivo in poche decine di ore passate insieme a loro. mai visti prima, mai condiviso niente di niente, ma un'attrazione secca, un colpo di fulmine. è di questo che parlo. della necessità di esprimere questo mio sentimento. Nota video di un terremutato mi ha parlato di questo. vorrei poter fermare tutto e restare là, aiutarli e poi ripartire insieme a loro. Francesco e Giuseppe, mai sentiti lamentare qualcosa, solo cercare di capire a fondo che succede. come fanno a fare così? vorrei abbracciarli ancora. ha proprio ragione Maura Teofili quando dice che si arriva con l'intenzione di donare, di dare qualcosa a chi ha bisogna e si va via con qualcosa in più dentro. cambiati, mutati (terremutati).


si dice che nei momenti difficili, nelle tragedie, esca la coesione, la solidarietà, il legame fra chi fino a poco prima nemmeno si salutava, o quasi. ecco che la normalità si interrompe e si apre una parentesi, rappresentata da una crepa di dolore, che contiene qualcosa di non facilmente comprensibile ai miei occhi. una vita nella vita. la gente è anche arrabbiata, molto.  due artigiani ci hanno mostrato le loro abitazioni decisamente inagibili per mostrarci i danni e sfogare la rabbia, dimostrare la vergogna nei confronti dei decisori. preoccupati per il loro futuro, pronti a dare la loro vita per proteggere e dare speranza alle loro famiglie. mentre io mi sentivo così tanto incapace di aiutare. non è come arrivare e dare un supporto. è come arrivare e non poter dare un aiuto se non con registratore e macchina fotografica.          


vedere i loro sorrisi (!), eccola la verità vera. ciò che conta. i sorrisi non stanno nei decreti, nè nelle ordinanze. credere che se fosse capitato a me sarei capace di fare lo stesso (forse). sono forti tenaci e decisi. vogliono ricostruire le loro case e le loro vite, anche se ci vorranno vent'anni. 


con la promessa di una camminata insieme sul Gran Sasso, il mio pensiero è per voi quadra'!